The Wall of Shadows vince il Cervino Cine Mountain

The Wall of Shadows della regista polacca Eliza Kubarska é la pellicola che si é aggiudicata il Grand Prix des Festivals Conseil de la Vallée alla XXIV edizione del Cervino CineMountain.

Il premio come miglior film italiano é andato invece a Paolo Cognetti per “Sogni di grande nord”.

“E se iniziassimo una spedizione in Himalaya non seguendo gli scalatori con la loro preparazione e il loro viaggio, ma dal punto di vista degli sherpa? -si legge nella motivazione – Prima che gli Sherpa accolgano gli scalatori, Eliza Kubarska cattura magnificamente il loro stile di vita, i rituali, la mitologia, ma anche la loro discussione sollevata dall’imminente spedizione: possiamo scalare una montagna sacra se ci permette di guadagnare soldi per l’educazione dei nostri figli? In un linguaggio che a volte sfida i confini tra finzione e diario, Kubarska ci lascia molto altro su cui riflettere, come il nostro atteggiamento nei confronti delle montagne e della natura, e come il nostro stile di vita esigente e gli obiettivi prefissati in Occidente contrastino piacevolmente con ciò che gli Sherpa cercare nella vita.”

In 8 giorni a Cervinia ci sono state oltre 30 ore di proiezione di 51 film provenienti da 24 Paesi diversi e 25 anteprime.

Northwave e Polartec, l’abbigliamento bike per i mesi freddi

Northwave lancia una nuova linea di prodotti bike per pedalare con il massimo confort anche in autunno e in inverno.
Questa collezione è stata sviluppata in collaborazione con Polartec per ottenere prodotti protettivi e traspiranti, differenziando i tessuti a seconda delle zone del corpo.

Pantaloni Fast Polar Bibtight
Realizzati garantire massimo isolamento e traspirabilità. I pannelli frontali sono in Polartec Wind Pro con trattamento DWR, per proteggere dal vento e dell’aria fredda. Il trattamento Polartec Hardface aumenta la resistenza e protegge dagli agenti atmosferici senza compromettere la morbidezza e la traspirabilità del tessuto.
Prezzo: 159 €

Extreme Polar Jacket
Una giacca leggera, isolata e traspirante. Polartec Alpha direct garantisce traspirabilità e protezione. Una protezione extra è data dagli inserti elastici trattamento DWR nelle aree in cui è necessaria maggiore flessibilità. La giacca è estremamente  comprimibile quindi trasportabile.
Prezzo 199 €

Extreme Polar Jersey
La parte frontale e le maniche di questa maglia da utilizzare nelle giornate fredde  sono realizzate in Polartec Powerdy, un pile tecnico riciclato con due diverse costruzioni – interno ed esterno – per due diverse superfici: una rimuove il sudore dalla pelle e l’altra si asciuga rapidamente.  Il capo è dotato di tre grandi tasche posteriori.
Prezzo: 99 €

Fast Polar Glove
Guanto realizzato con imbottitura interna in Polartec Alpha Direct che offre calore e traspirabilità superiori. Questo materiale è idrofobo, resiste all’umidità e si asciuga rapidamente. Una protezione extra è data dalla membrana esterna antivento.
Prezzo: 52 €

Si può andare in montagna con il nuovo lockdown? Lo spiega il CAI

La Salle, Enrico Romanzi

Con il nuovo decreto del 3 novembre in vigore da oggi e l’istruzione delle zone gialle, arancio e rosse, potremo ancora andare in montagna?

Ce lo spiega il CAI, Club alpino italiano. La risposta non è una sola ma dipende appunto dallo stato di emergenza nella regione in cui ci troviamo.

Le Regioni Rosse (Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle D’Aosta) sono infatti caratterizzate da uno “scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto”, l’attività motoria è consentita, individualmente, in prossimità della propria abitazione. E’ possibile fare attività sportiva, tra cui è compreso il trekking, all’interno del Comune. Va indossata la mascherina e va mantenuta una distanza di 1 euro dalle altre persone. Nel proprio comune di residenza ci si può spostare solo per lavoro, situazioni di necessità e di salute.

Nelle Regioni Arancioni (Puglia e Sicilia), dove cioè lo scenario è di “elevata gravità e un livello di rischio alto” ci si può spostare al di fuori del proprio comune oltre che per  soliti motivi di lavoro, salute e studio, anche per “per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili in tale Comune”. Secondo il CAI:

“Non essendo sospesa in queste aree l’attività motoria l’attività sportiva (fermo il distanziamento e il divieto di assembramento), si deve ritenere che, nel caso in cui tali attività non possano essere svolte nel proprio Comune (come nel caso dei territori di pianura) lo spostamento all’interno della propria regione, ancorché sconsigliato, sia da considerarsi possibile”.

Nelle Regioni Gialle (Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Province Autonome di Trento e di Bolzano, Sardegna, Toscana, Umbria e Veneto) si possono svolgere le attività in montagna, rispettando ovviamente le distanze, evitando assembramenti e utilizzando le mascherine. Non si può ovviamente andare a fare trekking o passeggiate in regioni rosse o arancio.

 

MILANO CORTINA 2026 – 1 miliardo per migliorare le infrastrutture in montagna

Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha firmato un decreto che destina 1 miliardo di euro per opere infrastrutturali in vista delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026. Sono fondi che andranno gran parte a migliorare la viabilità in zone montane, migliorando l’accesso ai siti olimpici. Opere che poi rimarranno e favoriranno l’accesso a varie aree turistiche, da Cortina alla Valle Camonica. In particolare sono stati destinati 473 milioni di euro alla Regione Lombardia, 325 al Veneto, 120 a Trento e 82 a Bolzano.

“Con il Decreto Olimpiadi faremo compiere un salto di qualità infrastrutturale – ha commentato il Ministro – a una delle aree più sviluppate del Paese con una ricaduta importante per la qualità della vita delle persone e anche un miglioramento competitivo per le imprese. Le opere finanziate servono a potenziare l’accessibilità e i collegamenti in vista del grande appuntamento internazionale, ma sono state concepite per mantenere la loro utilità nel tempo, anche dopo il 2026, e verranno realizzate nel segno della piena sostenibilità ambientale” .

Nasce LaMunt, nuovo marchio femminile del gruppo Oberalp

Oberalp ha lanciato LaMunt, un nuovo brand outdoor dedicato esclusivamente alle donne appassionate di montagna. Madrina e anima creativa di LaMunt è Ruth Oberrauch che amplia così il numero dei marchi dell’azienda altoatesina che possiede anche Salewa, Dynafit, Pomoca, Wild Country ed Evolv.

“Il nostro brand si rivolge a donne sicure e autentiche che vivono la montagna come momento personale e intimo. Ognuna a modo suo. Donne che vogliono esprimere la loro personalità anche quando sono attive in montagna”

La prima collezione primavera/estate, ideata e realizzata da un team tutto femminile, sarà venduta online e presso alcuni rivenditori selezionati a gennaio 2022,  l’obiettivo di rispondere alle esigenze delle donne che amano la montagna e le attività outdoor.

Ruth Oberrauch
Ruth Oberrauch

“LaMunt” non significa alto che “La montagna”,  è un termine antico che deriva dal ladino,  è “chiaro e melodico, ma anche ruvido e forte al tempo stesso”.

Il gruppo Oberalp in un momento di crisi a livello globale decide così di guardare al futuro investendo in un nuovo brand e sulle donne arrivando a coprire una nicchia di mercato in crescita .

“Il marchio di alta gamma è la risposta del gruppo al crescente numero di donne che praticano sport di montagna e che sono alla ricerca di un abbigliamento che soddisfi le loro esigenze, senza compromessi in termini di funzionalità”.

 

Le raccomandazioni del CAI per andare in montagna in sicurezza

Enrico Romanzi - La Salle

Il Dpcm firmato lo scorso weekend dal premier Antonio Conte ha introdotti alcune limitazioni che tuttavia non ostacolano le attività all’aria aperta in montagna.

Cosa si può fare

  • Le attività all’aria aperta, come il trekking, si possono fare ma bisogna mantenere il distanziamento e devono essere utilizzati i sistemi di protezione di igienizzazione ricordando sempre di evitare assembramenti.
  • Si possono frequentare i rifugi che devono far rispettare il distanziamento interpersonale e le linee guida regionali relative all’accesso, all’utilizzo degli spazi comuni e alla somministrazione di cibi, bevande e alla ristorazione.

Le regole da seguire

  • Mantenere un distanziamento di un metro tra persone non conviventi e il divieto di assembramento.
  • All’aperto l’obbligo della mascherina è escluso solo nei luoghi in cui, per le loro caratteristiche o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi.
  • E’ necessario mantenere una distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro in attività motoria e di due metri in attività sportiva.

“La consapevolezza di quanto sia delicato il momento attuale deve indurre ciascuno di noi alla massima prudenza e al costante rispetto di sé e degli altri, accettando limitazioni che comunque non impediscono il protrarsi delle attività in montagna, sia pure a determinate condizioni – spiega il presidente del CAI Vincenzo Torti – Fin dall’inizio della pandemia, il Club alpino italiano ha adottato il criterio dell’attenzione, della rinuncia e del senso di responsabilità e invita a proseguire su questa strada, con l’auspicio che il rispetto delle misure di contenimento del virus possano al più presto dare buoni risultati”.

LIVIGNO – Il 30 ottobre inizia la stagione dello sci di fondo

A Livigno inizia la stagione dello sci con l’apertura a partire dal 30 ottobre di un anello per lo sci di fondo.

Il Piccolo Tibet da anni offre agli appassionati degli sci stretti la possibilità di tornare in pista già nel mese di ottobre. Lo fa grazie allo snow farming, una tecnica che permette di accumulare neve in eccesso nel periodo invernale e di conservarla coperta da teli geotessili, gli stessi utilizzati per minimizzare l’ablazione su alcuni ghiacciai. Se siete passati da Livigno la scorse estate avrebbe di certo notato un grosso cumulo coperto da teli.

Con l’arrivo del freddo la neve viene poi utilizzata per formare un tracciato. Altra neve viene poi prodotta con i sistemi di innevamento programmato. Quest’anno, tra l’altro è arrivata anche la neve dal cielo a migliorare ulteriormente la situazione.

Dal 30 ottobre, attenendosi alle norme anti Covid (distanziamento anche in piste e mascherina sempre indossata tranne quando di scia) si potrà quindi ricominciare a praticare lo sci di fondo.

La pista sarà aperta tutti i giorni e l’accesso sarà disponibile a partire dalle ore 6:30 fino alle ore 19:00, previo pagamento dell’apposito ticket. Amatori e residenti potranno usufruire dell’anello dalle ore 12:00 alle ore 19:00, acquistando il biglietto tramite l’app My Livigno al costo di 5,00 €.
I teams, invece, avranno pista libera dalle 6.30 alle 12.00 e dovranno provvedere all’acquisto dei ticket direttamente presso la struttura Aquagranda, previa prenotazione scritta via mail a info@aquagrandalivigno.com.

 

Sergi Mingote, l’alpinista che tenterà la prima invernale del K2

L’appuntamento è per l’inizio del 2021. Sergi Mingote, alpinista spagnolo, tenterà di completare la prima scalata invernale del K2.

Mingote sarà l’uomo di punta della spedizione internazionale organizzata da Seven Summits Treks che comprende 10 esperti himalaisti che partirà per il Nepal alla fine del prossimo mese di dicembre. L’obiettivo è di completare la scalata invernale del K2, dopo l’Everest la seconda montagna già alta del pianeta, l’unico dei 14 8000 a non essere mai stato conquistato in inverno.

Sergi Mingote è stato scelto da Data Sherpa, il leader della spedizione, per l’ascensione finale che dovrebbe avviare tra la metà di gennaio e la fine di febbraio 2021 dopo un periodo di acclimatazione in quota. La scelta è caduta su di lui per la sua grande esperienza in Himalaia e sulle più complicate montagne del pianeta.

La spedizione coincide con i 100 anni di Millet, brand francese di abbigliamento per outdoor e montagna che sponsorizza l’alpinista spagnolo. Per l’occasione l’azienda sta lavorando al miglioramento della tuta Mxp Trilogy Down Suit, pensata appositamente per permettere di resistere ai venti gelidi che spazzano il K2 in inverno.

PIANI DI BOBBIO – Ultimo weekend di apertura autunnale della cabinovia

Il prossimo sarà l’ultimo weekend di apertura della cabinovia che da Barzio sale ai Piani di Bobbio. In quota si trovano ampi spazi aperti dove passeggiare in tranquillità e godere una delle ultime giornate autunnali con temperature ancora miti.

Sabato 31 ottobre e domenica 1 novembre la cabinovia sarà aperta dalle 8.30 alle 12.15 e dalle 13.30 fino alle 17.

Simone Moro racconta la traversata delle sue Orobie

Simone Moro Orobie

Orobie 20 20: 150 km di trekking e un centinaio di vette tra i 2000 e i 3000 metri. Così Simone Moro ha voluto ripercorrere le sue montagne che si trovano per buona parte in provincia di Bergamo, una delle zone più colpite dall’epidemia di Coronavirua, attraversandole da una parte all’altra.

Come è nato il progetto
Nel 2000 Mario Curnis, classe 1936 propose a Simone Moro di percorrere lo  spartiacque tra le province di Bergamo e quelle di Brescia, Sondrio e Lecco.

“Avevo vissuto un’esperienza memorabile ed entusiasmante con Mario – spiega  simone Moro –  Una cresta era riuscita ad unire due modi e due generazioni di alpinisti. Sin dall’inizio, avevo capito e ammirato la bellezza di un mondo selvaggio e avventuroso che avevo proprio fuori casa. Mi sembrava davvero impossibile che un tale progetto sulle creste non fosse mai stato realizzato. Nei miei archivi fotografici, quell’esperienza è catalogata come una vera e propria spedizione. Allora, io e Mario avevamo voluto dormire sempre in bivacchi, rifugi o baite, proprio per dare il senso che anche l’alpinismo di cresta e delle alte cime non si deve sottrarre alla tradizione di andar per rifugi, incontrare la gente, parlare con le sentinelle di quei luoghi. “Le più grandi cordate nascevano nei rifugi”, diceva Mario, e: “L’alpinismo del mordi e fuggi, del rientro a casa di corsa altrimenti la moglie o la morosa mi sgrida… non ha senso! Porta la morosa in montagna o al rifugio, ma bisogna avere tempo e calma”. Queste frasi e concetti erano e sono ancor oggi l’unica etica di Mario Curnis e li ho voluti mantenere e fare miei anche nella decisione di tornare quest’anno a ripetere, a vent’anni di distanza, questa lunga e non banale traversata.

“Le Orobie sono le mie montagne, quelle della provincia più martoriata dalla pandemia di inizio anno, quelle di gente che è abituata a lavorare duro, a resistere, con una ancor scarsa vocazione turistica, ma che proprio nel territorio e nel carattere ha il potenziale per smettere di considerarsi come luogo poco attraente o di secondo ordine rispetto alle blasonate montagne a Est e a Ovest della nostra provincia”.

Orobie 20-20

Poi, facendo un tuffo nel passato e nella memoria, è nato il progetto “Orobie 20-20” che Simone Moro ha deciso di condividere con Alessandro Gherardi, alpinista e grande conoscitore delle Orobie, oltre che suo amico.

“L’epilogo e l’evoluzione di questa seconda traversata, che ho compiuto in questo 2020 a distanza di 20 anni dalla mia prima con Mario Curnis, sono stati la riuscita completa nel mio intento e la conferma di un’amicizia rinsaldata con Alessandro che, dopo il secondo giorno di marcia, mi ha detto che mi avrebbe seguito percorrendo i sentieri e le bocchette a valle e le vette che c’erano da salire, senza percorrere con me le creste più esposte. Mi ha confessato che non si sentiva preparato tecnicamente e psicologicamente per quel tipo di terreno aereo e instabile e ha preferito così, in maniera molto onesta, palesare questo suo limite. Ho apprezzato molto questa cosa di lui, un gesto di saggezza e di onestà che mi ha messo subito di fronte al fatto che avrei dovuto fare da solo tutte le parti più difficili della traversata. “Beh, un bel modo di ripetere ed evolvere, rispetto a 20 anni fa”, pensai”.

Simone ha camminato ore e ore da solo con solo un walkie talkie a connetterlo con Alessandro. “Gli incontri avvenivano in vari punti lungo il percorso, nei pressi dei rifugi o su alcuni tratti più facili e vette più escursionistiche. Il fatto che fosse possibile seguirmi live ha permesso anche ad altre persone di coordinarsi e venirmi ad incontrare lungo il percorso. Nel 2000 io e Curnis avevamo incontrato una sola persona, sul Gleno: un uomo di 78 anni e poi più nessuno”.

Meno ghiaccio più fauna

“In Orobie 20-20 volevo anche verificare e confrontare lo stato dei ghiacciai orobici o quello che ne rimane rispetto alle loro condizioni del 2000. Volevo paragonare le foto che avrei scattato quest’anno con quelle che realizzai con Mario. Purtroppo, come era prevedibile, ho constatato la scomparsa di queste risorse di acqua in forma di ghiaccio, sostituite da grandissime pietraie. Dall’altro lato della medaglia, ho visto una fauna più presente e numerosa. Stambecchi, camosci, pernici bianche, marmotte e aquile sono presenti in numero importante e non sono per nulla intimoriti dall’uomo”.

Luoghi maestosi e meravigliosi che però sono molto meno noti rispetto ad altre montagne: “Le Orobie potrebbero e dovrebbero essere promosse”.

Il bilancio

“L’esplorazione è l’arte di mettersi in gioco e non ha luoghi né confini che ne determinino l’intensità e la purezza: è ovunque. Anche questo Orobie 20-20 finirà tra le avventure e le spedizioni che la vita mi ha dato l’occasione di vivere. Terminare la traversata al Rifugio Ratti/Cassin ai piani di Bobbio ha voluto essere un tributo e un ringraziamento ai grandi del passato, con Mario Curnis come alfiere, presente in carne e ossa ad attenderci e a testimoniarlo. La traversata stessa e il luogo in cui si è conclusa vogliono essere un ringraziamento al romanticismo di quell’alpinismo classico a cui questo viaggio per creste appartiene. Gradi, cronometro, stile, o record non sono vocaboli o parametri che fanno parte dell’andar per creste sulle Orobie. È stato un modo, forse il miglior modo per me ed Alessandro, per tornare a un tempo che c’era, quello di suo papà Angelo, e quello dei pionieri del passato. Lo stesso compiuto già da Pietro Medici, il tagliapietre di Castione che 150 anni fa con Antonio Curò salì per la prima volta la Presolana, 2521 m, la regina e simbolo delle Orobie, definendo la cima come “una lunga cresta senza un vero punto dominante”. Anche per questa traversata, che io e Alessandro abbiamo compiuto un secolo e mezzo dopo la pionieristica salita di Medici e Curò alla Presolana, non posso definire né identificare un solo punto
dominante del viaggio a fil di cielo, ma ricordo solo le creste, gli infiniti su e giù durante i quali le cime erano solo i punti che dovevo superare per vedere la continuazione di questa linea infinita e naturale. È la metafora dell’andar per monti in qualsiasi parte del pianeta, dagli Ottomila fino alle colline più dolci. La vetta è sempre e solo un punto di passaggio e mai di arrivo, perché la felicità e la passione non risiedono in una destinazione ma nel percorso. Importante è identificare il proprio e mettersi in cammino”.