RABBI – Fugatti annuncia l’abbattimento dell’orso che aggredì un uomo il 5 marzo

pixabay, orso

Il 5 marzo in Val di Rabbi un uomo è stato aggredito da un orso. Il presidente della provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha spiegato nelle scorse ore che l’animale sarà catturato e poi abbattuto.

Il plantigrado, secondo quanto spiegato dall’uomo, lo ha aggredito mordendolo alla testa dopo una corsa di una ventina di metri giù dal bosco. L’uomo è poi rotolato in una scarpata, così come l’orso che poi si è dileguato.

Restano dubbi circa il fatto che il cane dell’aggredito fosse al guinzaglio (come si dovrebbe fare nei boschi) o meno.

L’orso nel frattempo l’orso è stato individuato, si tratta di  MJ5, un maschio figlio di Maja e Joze, due esemplari sloveni introdotti in Trentino alla fine degli anni ’90 al fine di ripopolare la zona. Un ripopolamento che è ha avuto fin troppo successo visto che nel 2021 era stata stimata la presenza di 69 orsi con un tasso di crescita della popolazione del 10%.

L’orso Mj5 ha 18 anni ed è stato negli anni monitorati e individuato come il più mobile tra i plantigradi trentini.

Il presidente Maurizio Fugatti, dopo la cattura dell’animale, provvederà a inoltrare richiesta all’Ispra per il suo abbattimento.

Dal ministero dell’ambiente arrivano dichiarazioni di prudenza: “va accertata la reale pericolosità dell’animale”, mentre dalle associazioni ambientalisti c’è una levata di scudi perché l’Mj5 non venga ucciso.

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TRENTINO – Il programma de I Suoni delle Dolomiti 2022, 22 agosto al 23 settembre

Sarà dal 22 agosto al 23 settembre l’edizione 2022 de I Suoni delle Dolomiti, festival che propone concerti in splendide location naturali d’alta quota in varie località del Trentino.

La kermesse, che caratterizza la parte finale dell’estate, giunge quest’anno alla 27 esima edizione proponendo ogni anno nuovi scenari e nuove sonorità per un programma sempre ricco e con spunti per tutti i gusti musicali. Il calendario 2022 vede 17 appuntamenti: 16 concerti e un trekking.

La risposta ogni anno è entusiastica con migliaia di persone che si recano in quota per I Suoni delle Dolomiti nel rispetto della natura e del paesaggio.

Il programma de I Suoni delle Dolomiti 2022

  • Lunedì 22 agosto alle ore 12 a Malga Tassulla in val Nana, ai piedi del Monte Peller concerto-tributo a Franco Battiato di Radiodervish; due giorni dopo,
  • Mercoledì’ 24 agosto alle ore 12 a Camp Centener sopra Madonna di Campiglio, concerto della cantautrice berlinese Alice Phoebe Lou.
  • Venerdì 26 agosto alle ore 12 sul Monte Agnello in val di Fiemme primo appuntamento con la musica classica dell’Amsterdam Sinfonietta
  • Lunedì 29 agosto alle ore 6,30 Marco Paolini con il chitarrista Alberto Ziliotto son i protagonisti dell’Alba delle Dolomiti,
  • Mercoledì 31 agosto alle ore 12 ai Prati Col sopra San Martino di Castrozza concerto degli Accent, gruppo a cappella di ispirazione jazz
  • Venerdì 2 settembre alle ore 12 nelle Dolomiti di Brenta con l’Ensemble Zefiro, band che propone musica antica e barocca.
  • Lunedì 5 settembre alle ore 12 a Malga Canvere in val di Fiemme, Gipsy Baroque rappresenta una rilettura del repertorio di Vittorio Ghielmi e il Suonar Parlante Orchestra
  • Mercoledì 7 settembre alle ore 12 al rifugio Cacciatore in val d’Ambiéz,  Jean Luis Matinier (fisarmonica) & Kevin Seddiki (chitarra), con il progetto “Rivages”
  • Venerdì 9 settembre alle ore 12 sul Col Margherita concerto di HalliGalli Quartet, tra swing, gipsy jazz, ritmi afro-americani e latini
  • Dal 10 al 12 settembre Trekking dei Suoni sulle Dolomiti di Brenta. In programma  (a pagamento, bisogna prenotarsi e su prenotazione) l’esibizione di Mario Brunello, Gevor Da bagyan nel concerto conclusivo a Malga Brenta Bassa cui si unità la National Chamber Choir of Armenia e il Dabaghyan Duduk Trio.
  • Mercoledì 14 settembre alle ore 12 aI laghetti di Bombasel,  in Val di Fiemme,  concerto del Trio Italiano d’Archi
  • Venerdì 16 settembre alle ore 12 ai prati di Vallesinella Alta nelle Dolomiti di Brenta concerto di ArdeTrio, (bandoneon, violino e viola)
  • Domenica 18 settembre a Passo Lavazè, Andrea Dulbecco, Alessandro Bianchini, Marco Micheli, Enrico Zirilli in un omaggio a Chick Corea
  • Lunedì 19 settembre alle ore 12 al rifugio Pertini ai piedi del Sassolungo, ultimo appuntamento con la musica classica con la violinista Alena Baeva e la violoncellista Anastasia Kobekina
  • Mercoledì 21 settembre ale ore 12 a Villa Welsperg – Pale di San Martino, Elio  con altri cinque musicisti per l’omaggio a Enzo Jannacci
  • Venerdì 23 settembre in Val San Nicolò,  Val di Fassa, Max Gazzè.

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Bollicine in montagna, dal 7 al 9 ottobre c’è il Trentodoc festival

Un nuovo appuntamento per gli appassionati della montagna e del buon bere. Dal 7 al 9 ottobre si terrà la prima edizione di Trentodoc Festival che animerà le vie di Trento coinvolgendo tutto il territorio e le aziende vitivinicole.

L’appuntamento è stato voluto dalla Giunta della Provincia autonoma di Trento per celebrare e dare ancora più valore e risalto all’enogastronomia locale. Il Trentodoc è negli anni diventato un vero e proprio simbolo di questo territorio che sarà celebrato dalle case spumantistiche associate.

Attorno a Trento, dalla Val di Cembra fino alla Valsugana e alle Giudicarie,  si coltiva la vita fino a 900 metri di quota e le bollicine che oggi tutti conosciamo sono il risultato di una lunghissima tradizione spumantistica caratterizzata dalla rifermentazione in bottiglia e dal contatto prolungato con i lieviti. Trentodoc è stato, tra l’altro, il primo metodo classico a ottenere la Denominazione di Origine Controllata (DOC) in Italia, nel 1993.

 

TRENTINO – Allarme ghiacciai, c’è metà neve rispetto alla media

Dopo un’inverno insolitamente secco e una primavera insolitamente calda i ghiacciai del Trentino sono in grande sofferenza. In particolare, la copertura nevosa quest’anno è tra il 50% e il 60% in meno rispetto al valore medio calcolato negli anni.

E’ quanto spiegano i dati elaborati e diffusi dall’Ufficio previsioni e pianificazione della Provincia autonoma di Trento, dalla Commissione glaciologica della Sat, dal Muse e dall’Università degli Studi di Padova

Già fine maggio il fronte di alcuni ghiacciai, tra cui quelli del Mandrone e della Marmolada erano “scoperti”. Cioè la massa nevosa si era sciolta scoprendo il ghiacciaio e facilitando quindi l’ablazione delle neve perenni.

Il ghiacciaio della Marmolada ha visto accumuli pari a 714 mm,(-40% e -50%), quello del Careser 495 mm (-50%); il ghiacciaio de La Mare ha visto accumuli per 607 mm (- 40%).

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TRENTINO – La stagione dei rifugi è iniziata, già aperto il 30%

La stagione dei rifugi in Trentino è iniziata. Anzi, è già entrata nel vivo visto che il 30% delle strutture è già aperta per accogliere escursionisti e alpinisti. La sempre crescente passione per le attività outdoor in montagna va ormai oltre la canonica stagione estiva e così in molti decidono di anticipare l’apertura e posticipare la chiusura, seguendo un concetto di destagionalizzazione che molte località turistiche stanno implementando in maniera strutturale per allungare nel corso dell’anno la possibilità di fruizione della montagna.

In questo periodo, come sottolinea l’Associazione Rifugi del Trentino (che raccoglie un centinaio di strutture sul territorio), sono aperte soprattutto strutture alle quote medie, ovvero quelle già raggiungibile da tutti in sicurezza. Entro le metà del mese di giugno apriranno invece anche i rifugi ad alta quota, sopra i 3000 metri.

“ Negli ultimi anni i rifugi hanno cercato sempre di allungare un po’ le stagioni, l’apertura non è più così standardizzata sulle date canoniche, 20 giugno-20 settembre, com’era anni fa – ha commentato Roberta Silva, presidente dell’Associazione Gestori dei Rifugi – Ci sono tanti rifugi che aprono già tra fine maggio e metà giugno oltre ad alcuni che sono aperti anche dieci mesi l’anno. A maggior ragione quest’anno con la carenza di neve molti rifugi hanno anche la possibilità di aprire un po’ prima e se di questa cosa siamo contenti ora, si crea comunque preoccupazione per la mancanza di acqua che in prospettiva potrebbe penalizzarci. Comunque ormai l’evidenza con condizioni ambientali normali, è appunto quella di anticipare l’apertura e di allungarla in autunno ben oltre settembre”.

(nella foto di Giacomo Meneghello il Rifugio Passo Principe)

Orsi e umani ai tempi dell’Antropocene, Muse 11 maggio 2022 20,45 streaming

Si terrà mercoledì 11 maggio alle 20.45 al MUSE di Trentoil convegno “Condividere il paesaggio Orsi e umani ai tempi dell’Antropocene”. L’appuntamento, che si potrà seguire anche in diretta streaming vedrà le relazioni dei  ricercatori Giulia Bombieri e Marco Salvatori (MUSE) e Andrea Corradini (FEM/UniTN).

Si parlerà dell’orso in Trentino e dei problemi delle sempre maggiori interazioni tra l’animale e l’uomo e tra il turismo e l’ambiente naturale, a partire dallo studio degli effetti del lockdown del 2020 fino ad arrivare ad esaminare gli episodi di aggressività da parte dei plantigradi capitati negli scorsi anni.

Saranno anche illustrati i risultati del progetto di foto-trappolaggio sistematico inaugurato nel 2015 e attivo ancora oggi.

“Durante la serata presenteremo i risultati delle nostre ricerche, realizzate con metodologie differenti: dalla telemetria GPS con l’utilizzo di radiocollari, al foto-trappolaggio sistematico, sino alla raccolta di casi di interazioni negative uomo-orso a livello globale – spiegano i ricercatori protagonisti dell’appuntamento – Con questi diversi approcci abbiamo studiato il comportamento e il movimento degli orsi, le loro preferenze ambientali, e quali sono le dinamiche di interazione con le persone. L’orso è una specie generalista e molto adattabile, ma necessita di grandi spazi. La sopravvivenza a lungo termine della piccola popolazione di orsi alpina dipende perciò molto da quanto spazio noi umani siamo disposti a concederle. I nostri risultati mostrano che gli orsi mettono in atto tutte le strategie possibili per evitare l’incontro diretto con l’uomo, che risulta così estremamente raro. I dati che abbiamo raccolto ci spingono a riflettere sulla frequentazione turistica della montagna e sui suoi possibili effetti sulla fauna selvatica”.

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Un sito raccoglie i migliori scatti di animali fototrappolati in Trentino

E’ online Trentino Camera Trapping, sito curato dal MUSE e dal Settore Grandi Carnivori della Provincia Autonoma di Trento che riporta alcune scene ritraenti animali “catturati” grazie al foto trappolaggio.

Questa tecnica, che ha letteralmente rivoluzionato gli anni il monitoraggio ambientale, consiste nell’installare fotocamere in punti strategici sulle montagne, come crocevia, fonti d’acqua, etc. che si attivano al passaggio degli animali selvatici.

Alcuni degli scatti più suggestivi, come un orso che fa il bagno in una pozza d’acqua, un cervo che si abbevera in un torrente o addirittura una lince che procede guardinga al limitare del bosco, sono visionabili sul portale di Trentino Camera Trapping.

A raccogliere queste foto e questi video sono una lunga serie di volontari che svolgono un compito essenziale per la conoscenza e la conservazione della fauna alpina nell’ambito di un più ampio progetto che si avvale della supervisione scientifica del Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze.

“A rendere possibile la pubblicazione di Trentino Camera Trapping si aggiunge infine il contributo della Riserva di Biosfera UNESCO ‘Alpi Ledrensi e Judicaria’ che, intuendo il potenziale comunicativo del materiale archiviato, ha scelto di sostenere la sua condivisione nell’ambito del progetto condiviso ACQUAVIVA, coordinato dalla Fondazione Edmund Mach con il supporto del MUSE – si legge in una nota diffusa dal museo trentino – A partire dal primo nucleo di immagini, per lo più ambientato nei dintorni di pozze e piccole raccolte d’acqua della Riserva di Biosfera, in vista della conclusione del progetto, la piattaforma si prepara ad accogliere nuovi materiali provenienti dall’intero territorio provinciale”.

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L’orsa Dj3 è stata trasferita nel centro faunistico di Worbis in Germania

pixabay, orso

L’esemplare femmina di orso Dj3, ha lasciato il centro faunistico di Casteller. La destinazione del plantigrado è il “Parco alternativo per orsi e lupi” di Worbis, in Germania.

Dj3 è uno di quegli orsi che vengono definiti “problematici”, e che quindi vengono gestiti per ottimizzare la convivenza in sicurezza tra la popolazione locale e la popolazione di orsi che, nei venti anni del progetto Life Ursus, ha superato le 100 unità.

Nel caso specifico l’orsa Dj3 si era resa protagonista di varie predazioni di animali domestici e si era in più occasioni avvicinata ai centri abitati. Da qui la cattura e il trasferimento nel centro di Casteller. Da oggi Dj3 vivrà nell’area di 10 ettari del parco tedesco che dal 2010 ospita anche l’orso Jurka, prelevata sempre dal Trentino.

“Il trasferimento è stato possibile grazie ai rapporti che l’amministrazione provinciale da tempo ha instaurato con la Fondazione per orsi tedesca, così come con numerosi altri enti ed organizzazioni internazionali che si occupano della gestione degli orsi”, hanno spiegato dalla provincia di Trento.

L’orso in Trentino: 12 nuove cucciolate nel 2020, sale a 100 il numero di esemplari

Sale a circa 100 unità il numero di orsi presenti in Trentino. Il conteggio è stato effettuato dopo la rilevazione di 12 cucciolate sul territorio avvenute nel 2020.
Diventa sempre più importante e delicata quindi la convivenza tra l’orso, reintrodotto sul Brenta a partire dal 1999 con il progetto Life Ursus con alcuni esemplari catturati in svizzera ha negli anni portato alla stabilizzazione di una popolazione di circa 50 orsi, che sarebbero quindi arrivati a circa 100 esemplari. Una crescita che sembra sempre più corposa visto che la stima per il 2019 era di 82 o 83 esemplari.

“C’è evidenza del trend di crescita sul nostro territorio – spiega l’assessore Giulia Zanotelli, assessore a agricoltura, foreste, caccia e pesca della Provincia autonoma di Trento – C’è una crescente preoccupazione che ci arriva dai territori e dalle amministrazioni. Ricordo che mentre per gli orsi c’è la direttiva Pacobace che regola una serie di azioni rispetto a determinati comportamenti, ad oggi invece non esiste un piano nazionale sul lupo. La Provincia continuerà a fornire adeguato supporto per le azioni di prevenzione, che sono state implementate soprattutto per quanto riguarda i bidoni anti-orso e altre misure relative, ad esempio, alla protezione delle arnie con le bienenhaus. Il progetto Life Ursus va portato avanti tutelando in primo luogo la sicurezza delle persone che abitano il territorio e che lo frequentano”.

150 forestali noi giorno operano sul territorio e monitorano la situazione, aiutati anche da 60 fototrappole perché è sempre più centrale il monitoraggio preventivo per permettere una pacifica convivenza tra plantigradi e umani. Gli incontri sono sempre più frequenti (qui 2 video) fortunatamente la maggior parte delle volte senza particolari problemi per l’uomo.

Nel frattempo però cresce anche il numero di un altro grande carnivoro tornato in Trentino, e non solo, negli ultimi anni: il lupo. In questo caso il rischio per l’incolumità umana è ancora inferiore ma iniziano a farsi consistenti i danni economici.

La Provincia di Trento ha speso 227.000 euro, nel 2020, in indennizzi per danni provocati da orsi e lupi (152.000 riguardavano l’orso e 74.000 il lupo) per un totale di 380 episodi. I casi solo nel 2020, sono aumentati del 119,6% per quando riguarda il lupo e del 22% per l’orso.

“Per il 2020 abbiamo 17 branchi di lupi censiti – ha spiegato Giovanni Giovannini del Servizio Foreste e Fauna, – sono dati di rilievo considerando che il primo branco in Trentino è stato visto nel 2013: in pochi anni abbiamo registrato un aumento esponenziale di questi animali. Nel 2019 avevamo come sicuri 13 branchi, oggi 17 e molto probabilmente sono anche di più: sicuramente possiamo dire che i lupi presenti sul territorio sono più di un centinaio. Abbiamo poi notato – spiega Giovannini – diversi animali singoli in dispersione, con 7 esemplari investiti e uccisi, 4 maschi e 3 femmine: questa è la prova del fatto che ci sono molti animali che si staccano dai branchi e si muovo sul territorio cercando di frequentare nuove zone”.

 

Trentino, caprioli a quote più elevate a causa dei cambiamenti climatici

Capriolo, Pixabay

i caprioli, in Trentino, salgono più in quota. Questa modifica nel comportamento dei grandi ungulati, e in particolare dei caprioli (Capreolus Capreolus) è dettata dai cambiamenti climatici e in particolare dal sempre minore innevamento alle quote medie, tra i 1000 e i 1700 metri. E’ quanto emerge da uno studio promosso dalla Fondazione Edmund March (FEM) e pubblicato su Scientific Reports, giornale scientifico online di Nature Research. (Qui l’articolo completo).

“In modo innovativo e raro  abbiamo utilizzato dei dati di comportamento reali per capire il futuro delle nostre specie di montagna, un ambiente particolarmente esposto ai cambiamenti climatici e agli interventi dell’uomo – ha commentato Francesca Cagnacci, uno dei ricercatori impegnati nello studio – Tenere conto delle variabili in gioco ci permetterà di preservare le nostre Alpi, sorgente preziosa di biodiversità, alla base della nostra salute”.

Questa ricerca ha permesso di ipotizzare la distribuzione futura dei caprioli sulle montagne del Trentino grazie alla comparazione di dati sugli spostamenti degli ungulati raccolti dall’Università di Padova-Dipartimento DAFNAE nei primi anni 2000 e quelli più recenti raccolti grazie ai radicollari della Fem , incrociati con una proiezione climaticasviluppata con i dati di Meteotrentino. Grazie a questi ultimi dati si è potuto avere una stima della neve che sarà presente al suolo nei prossimi 50 anni e, nelle zone di studio, ovvero il Parco Adamello Brenta e le valli Rendena e Giudicarie, il limite di neve al suolo sarà a quote più elevate. Proprio per questo motivo il capriolo, che trova proprio nella presenza di neve al suolo uno dei maggiori ostacoli agli spostamenti e all’alimentazione, potrebbe essere portato ad occupare areali a quote più alti, probabilmente abolirà anche le migrazioni tra siti che è solito occupare in nverno e in estate.

“In realtà l’incremento di temperatura è stato registrato in modo notevole già durante il periodo considerato dalla nostra ricerca, con 1.5°C in più nei mesi invernali a Tione, nelle Valli Giudicarie”, ha spiegato Julius Bright Ross, che ha utilizzato questi dati per elaborare la sua Senior Thesis presso il Department Organismic and Evolutionary Biology dell’Università di Harvard.