Il castoro è tornato in Molise, avvistato sul fiume Volturno

Il castoro è tornato in Molise, sul fiume Volturno, ad avvistarne i segni inequivocabile e a fototrappolare l’animale sono stati alcuni componenti dell’Associazione Amici del Volturno.

Non si sa ancora molto sulla sua ricomparsa, probabilmente c’è la mano dell’uomo visto che il castoro è scomparso da queste terre e in generale dall’Appennino da oltre 500 anni.

Solo pochi mesi fa era stata trovato una colonia di castori in Toscana, sul fiume Tevere. Ancora prima, nel 2018 e poi nel 2020, dei castori erano stati individuati in Friuli Venezia Giulia e poi in Alto Adige, in Val Pusteria. Se nel nord italia è possibile l’espansione dell’areale europeo, verosimilmente con esemplari provenienti dall’Austria, nel centro-sud italia questo appare decisamente più difficile.  Al momento l’introduzione per mano umana con rilasci non autorizzati sembra la tesi più probabile.

Fatto sta che il castoro sembra trovarsi a meraviglia anche sulle rive del Volturno dove è stato individuato da alcuni componenti dell’Associazione Amici del Volturno che avevano visto i classici alberi abbattuti da questi operosi animali. Una fototrappola ha poi confermato la presenza del castoro, animale sì elusivo ma che lascia ben evidenti segni del suo passaggio.

” Una decina di giorni fa, Cristian Caruso inviava sul gruppo WhatsApp di Amici del Volturno una serie di foto rappresentanti monconi di alberi, scientemente rosicchiati e scalfiti. Le foto erano state scattate dall’attentissimo Angelo Casciano – ha scritto Gianmarco Cimorelli sulla pagina di Amici del Volturno – Prendo il fuoristrada, chiamo il mio amico Emanuele Rossi e partiamo verso la zona segnalatici.
Uno, due, tre e poi sette otto nove, fino a venti monconi di salicacee oltre alle innumerevoli rosicchiature e scortecciature sui fusti qua e là; così per duecento metri di sponda.
Castori, sarebbe incredibile. Scatto le foto e le carico su facebook, intanto contatto il Dott. Antonio Liberatore che conferma l’ipotesi. Come ogni fatto di rilevanza scientifica per assumere valore ha bisogno di essere verificato. Inizio a documentarmi. Fra le mie reminescenze ricordo di aver letto un libro “Italia selvatica” di Daniele Zovi nel quale, fra i tanti animali più o meno rari passati in rassegna, ne veniva citato uno rarissimo; il castoro, disceso dall’Austria o dalla Slovenia sino al Friuli.
Continuo la ricerca e leggo di castori rinvenuti dopo mezzo secolo sul fiume Tevere, fra Lazio e Toscana. Leggo infine un paper sull’alimentazione nel Medioevo, di ossa di castoro rinvenute durante gli scavi di San Vincenzo al Volturno, in quel che era uno dei siti monastici più importanti della cristianità medioevale.
Il castoro c’era ma poi, come un po’ ovunque, è scomparso.
Conosco tramite un amico Giovanni Capobianco di associazione Ardea e insieme a lui inizia il monitoraggio con le videotrappole.
Giorni di sole, vento, pioggia, sabbia negli anfibi, di guadi. Nulla, fino a a domenica. Slegate le fototrappole le visiono in loco, incredibile si tratta di castoro. Scarico il contenuto, non ci sono dubbi.
Inviamo tutto al dottor Emiliano Mori del CNR che da giorni seguiva con noi gli aggiornamenti su questo strano castoro che ha fatto capolino in Molise. Mi spiega che il Volturno era uno degli ultimi fiumi dell’areale del castoro europeo prima che l’uomo lo estinguesse in Italia cacciandolo. Ed eccoci qui oggi, un un piccolo, piccolissimo, frammento di storia naturale è stato scritto ma d’altronde la staticità appartiene ai musei, la natura muore e si rigenera, inaspettatamente, regalando sorprese come questa, dopo secoli. Un privilegio”.

(foto: facebook Giancarlo Cimorelli)

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