Emergenza idrica, l’appello del CAI: 7 azioni necessarie

La grave crisi idrica che sta interessando il nostro paese richiede una gestione strutturale. Le scarse precipitazioni degli ultimi mesi uniti al caldo estremo di quest’estate sta mettendo in difficoltà molti settori economici. L’acqua scarseggia in molte zone e anche per i rifugi, complici le scarse precipitazioni nevose dell’inverno, la situazione è al limite.

 «La grave crisi idrica in corso è senza dubbio da inquadrare nella epocale crisi climatica ed ecologica in atto e come tale va approcciata in modo strutturale, affrontando le cause e non correndo dietro ai sintomi: bisogna dunque evitare risposte emergenziali e analizzare il problema con freddezza per individuare le soluzioni».

E’ l’appello diffuso dal CAI (Club Alpino Italiano) e da varie associazioni ambientaliste.

In particolare la richiesta è che l’azione sia immediata, nonostante l’attuale crisi politica, e che si vada oltre la concezione di l’emergenza gestendo la situazione con “piani ordinari”. Questo dovrebbe avvenire implementando 7 misure principali volte, tra l’altro, a diminuire gli sprechi e migliorare l’efficienza.

Sette le azioni necessarie secondo CAI e ambientalisti

  1. 1 – Il MiTE, di concerto con il MIPAAF e con il supporto di ISPRA, ISTAT, IRSA-CNR e le altre istituzioni tecnico scientifiche in grado di contribuire, istituisca protocolli di raccolta dati e modelli logico/previsionali che permettano di conoscere e rendere disponibile ai cittadini stime affidabili delle disponibilità di risorse idriche, dei consumi reali e della domanda potenziale.
  2.  2 – Definire e adottare per ogni bacino dei protocolli di gestione delle siccità, in modo da superare definitivamente l’attuale approccio emergenziale.
  3. 3 – Individuare, sentita ARERA e le associazioni degli enti d’Ambito e dei gestori dei SII, gli eventuali ostacoli e i meccanismi di reperimento delle risorse finanziarie che permettano di accelerare il percorso volto a portare le perdite delle reti civili al di sotto del 25% (per le perdite percentuali) e entro i 15 mc/km/gg (per le perdite specifiche lineari) e di introdurre un nuovo criterio in aggiunta ai 6 definiti dalla “Regolazione della Qualità Tecnica del Servizio Idrico Integrato”, che premi i gestori che massimizzano il riuso delle acque depurate.
  4. 4 – Definire, di concerto con l’ANCI, una strategia che promuova la riduzione dei consumi idrici domestici e il ricorso ad acque non potabili (acque di pioggia accumulate o acque grigie depurate) per gli usi compatibili (risciacquo dei WC, lavatrice, lavaggi esterni) in modo da portare il valore medio dei consumi civili di acqua potabile a non oltre i 150 litri abitante giorno.
  5. 5 – Il MIPAAF, di concerto con il MiTE, definisca una strategia di trasformazione del nostro sistema agroalimentare, sviluppando adeguate misure all’interno del Piano Strategico Nazionale della PAC post 2022, in corso di definizione, destinando ad esse una quota rilevante dei finanziamenti, fortemente orientati a: favorire la diffusione di colture e sistemi agroalimentari meno idroesigenti; promuovere la diffusione di misure mirate all’incremento della funzionalità ecologica dei suoli agrari e della loro capacità di trattenere l’acqua; contenere i consumi irrigui entro la soglia dei 2500 metri cubi ettaro anno.
  6. 6 – Al fine di ripristinare le falde: destinare almeno 2 miliardi di euro l’anno per un periodo di 10 anni ad interventi di riqualificazione morfologica ed ecologica dei corsi d’acqua e del reticolo idraulico minuto e di ricarica della falda previsti dai PdG e dai PTA; recepire le misure previste dalle strategie per la “Biodiversità 2030” e “From farm to fork” nell’ambito del New Green Deal dell’UE e riprese dalla recente proposta normativa “il Pacchetto Natura” presentata lo scorso 22 giugno dalla Commissione Europea.
  7. 7 – Avviare una diffusa azione di ripristino ambientale, con particolar attenzione alla rinaturazione fluviale in coerenza con gli impegni della Strategia Europea per la Biodiversità.